Gerritsen Tess - 2005 - Anestesia fatale by Gerritsen Tess

Gerritsen Tess - 2005 - Anestesia fatale by Gerritsen Tess

autore:Gerritsen Tess [Gerritsen Tess]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858961407
editore: HarperCollins Italia
pubblicato: 2016-10-30T23:00:00+00:00


La donna giapponese che aprì la porta dello studio aveva un rossetto scarlatto e una cipria troppo chiara per il suo colorito. Sembrava appena fuggita da una residenza di geishe.

«Dunque non siete della polizia?» chiese.

«Non proprio» rispose David, «ma abbiamo delle domande da farle.»

«Non parlo con i giornalisti» replicò la donna. Fece per chiudere la porta.

«Non siamo giornalisti, signora Tanaka. Io sono l'avvocato Ransom e questa è la dottoressa Kate Chesne.»

«Allora cosa volete?»

«Stiamo cercando di raccogliere informazioni su un altro omicidio, collegato alla morte di suo marito.»

Un improvviso interesse si accese negli occhi della donna.

«State parlando di quell'infermiera, vero? Quella Richter.»

«Sì.»

«Cosa sapete di lei?»

«Le diremo tutto quel che sappiamo, se ci fa entrare.»

Lei esitò, combattuta fra la curiosità e la cautela. La curiosità vinse. Aprì la porta e fece loro cenno di entrare nella sala d'attesa. Era alta, per essere giapponese, perfino più alta di Kate. Indossava un semplice abito blu, tacchi alti e orecchini d'oro a forma di conchiglia. I suoi capelli erano nerissimi, a parte una ciocca bianca alla tempia destra. Mari Tanaka era una donna molto bella.

«Scusate il disordine» borbottò, indicando con un gesto circolare la stanza impeccabile, «ma c'è stata così tanta confusione. Tante cose di cui occuparsi.»

Guardò i divani vuoti, come chiedendosi dove fossero finite tutte le pazienti. Sul tavolino c'era una pila di riviste, in un angolo una cassettina di giocattoli per intrattenere i bambini. Gli unici segni della tragedia che aveva colpito lo studio erano un biglietto di condoglianze e un vaso di gigli bianchi, donati da una paziente addolorata. Oltre un vetro, dall'altra parte del banco dell'accettazione, c'era un ufficio in cui sedevano due donne, circondate da cataste di cartelle.

«Ci sono così tante pazienti da assegnare ad altri medici» sospirò la signora Tanaka, «e tante fatture in sospeso. Non avevo idea che sarebbe stato così caotico. Ho sempre lasciato che Henry si occupasse di tutto, e adesso che non c'è più...» Si lasciò cadere su un divano, sconfortata. «Suppongo che sappiate di mio marito e quella donna.»

David annuì. «E lei?»

«Sì. Voglio dire, non sapevo il suo nome, ma sapevo che doveva esserci qualcuna. Buffo, no? Si dice sempre che la moglie sia l'ultima a sapere certe cose.» Guardò le due donne sedute dietro il vetro. «Sono sicura che loro lo sapessero. E il personale dell'ospedale, anche quello doveva esserne a conoscenza. Io ero l'unica a non saperlo. La moglie ingenua.» Alzò gli occhi. «Ha detto che mi avrebbe parlato di questa donna, Ann Richter. Cosa sa di lei?»

«Abbiamo lavorato insieme» intervenne Kate.

La signora Tanaka spostò lo sguardo su di lei. «Davvero? Io non l'ho mai nemmeno incontrata. Com'era? Era bella?»

Kate esitò. Sapeva che quella donna stava cercando informazioni con cui tormentarsi. Mari Tanaka sembrava consumata da un bizzarro desiderio di autopunirsi.

«Ann era una donna attraente» rispose.

«Intelligente?»

Kate annuì. «Era una brava infermiera.»

«Anch'io lo ero.» Distolse lo sguardo, mordendosi il labbro. «Mi hanno detto che era bionda. A Henry piacevano le bionde. Ironico, vero? Gli piaceva l'unica caratteristica che non potevo avere.» Guardò David con improvvisa ostilità.



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